A spingere al rialzo l'export di formaggio
è stato soprattutto il grande contributo svolto dal Parmigiano Reggiano e
dal Grana Padano, che sono riusciti a raddoppiare il volume del prodotto
venduto al di fuori dei confini europei. Di contro, deludono le prestazioni del
Pecorino e del Fiore Sardo, con vendite in calo del 43 per cento a 10 mila
tonnellate. Complessivamente, molto buoni sono stati i riscontri sui fermaggi
freschi, che nel corso degli ultimi 10 anni hanno conquistato gradualmente le
proprie posizioni di mercato, con esportazioni più che raddoppiate.
Dal report condotto dall'istituto statistico
europeo emerge altresì che ai primi posti per quantitativi esportati non vi
sarebbero solamente formaggi italiani, quanto anche il Cheddar inglese,
il Gouda olandese e il tedesco Tilsit (con le varie derivazioni, prodotte anche
in Paesi diversi rispetto a quelli di origine).
Secondo le previsioni rilasciate recentemente
dalla Commissione europea, nel corso del 2013 le esportazioni di formaggio dovrebbero
crescere, pur su proporzioni inferiori a quanto sviluppato nel 2012, quando il commercio
estero del settore crebbe del 14%.
A trainare l'export del formaggio, oltre al
costante apprezzamento dei prodotti italiani ed europei nel resto del mondo,
anche la specifica iniziativa globale di promozione, e più accentuati servizi
per l'internazionalizzazione nei mercati maturi ed emergenti. Un trend che
secondo la Commissione europea dovrebbe proseguire, con conferma della tendenza
osservata nell'ultimo decennio.
Le occasioni di business
internazionale secondo EGO Internationalper le imprese italiane non dovrebbero pertanto mancare. Una buona analisi dei
mercati di destinazione, con scelta di quelli più appetibili, e
l'individuazione dei migliori canali di distribuzione e di promozione,
costituiranno certamente i principali valori aggiunti delle strategie di internazionalizzazione degli
operatori locali.
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