Proteggere il made in Italy, promuovere le eccellenze tricolori nel mondo e
garantire un equo supporto governativo alle imprese che operano per il bene del
Paese: sono queste le principali motivazioni che in questi giorni stanno
spingendo il "Movimento dei Forconi", la Coldiretti e
altri soggetti a impegnarsi attivamente nella sensibilizzazione della
popolazione nazionale, con azioni già significative, e ulteriormente
preannunciate come ancora più clamorose.
Il via alle iniziative di fine anno è stato
lanciato lo scorso 4 dicembre dalla Coldiretti, i cui allevatori e agricoltori
hanno "invaso" pacificamente il Brennero per poter sollevare
l'attenzione sulle continue contraffazioni subite dal made in Italy. Contraffazioni che
generano un danno di miliardi di euro ogni anno, e nei confronti del quale
l'impegno delle istituzioni nazionali e internazionali non è sembrato essere
sufficiente.
Scopo simile - salvaguardare l'Italia e i suoi
prodotti - è stato abbracciato e adottato dal Movimento dei Forconi, che da
giorni sta paralizzando il Paese con le sue azioni di protesta. Due eventi
apparentemente autonomi, ma accomunati da un unico, grande, obiettivo comune: salvaguardare
le produzioni di eccellenza italiana, e consentire a coloro che operano
quotidianamente per garantire la crescita economica nazionale di poter godere
di una migliore considerazione da parte delle istituzioni.
Le azioni di protesta del Movimento non si
identificano con una parte politica presente al governo: il malcontento nei confronti delle istituzioni
nazionali è facilmente estensibile all'incapacità delle autorità nel guidare il
proprio tessuto socio economico verso un sostenibile sviluppo internazionale,
in un contesto globalizzato che pare esser stato subito dalle imprese
nazionali, piuttosto che gestito in maniera proattiva.
Sotto questo profilo, una serie di iniziative
specifiche e dedicate (anzichè generiche e mal coordinate), possono
rappresentare una utile forma di contribuzione e di sostegno verso il
raggiungimento della finalità principale di qualsiasi strategia di commercio
internazionale: valorizzare le eccellenze nazionali, ampiamente disponibili
in tutti i settori, e consentire loro di giocare un ruolo paritario nei
confronti dei concorrenti globali.
Purtroppo per l'economia nazionale, il tempo
sembra stringere e, per tale motivo, le proteste del Movimento sembrano essere
gradualmente sempre più impellenti e clamorose. La crisi del mercato interno è
ancor più profonda, la concorrenza estera è sempre più pressante e
difficilmente interpretabile, le posizioni acquisite dalle imprese italiane nel
mondo mai garantite e consolidabili nel tempo senza adeguate politiche di
sostegno e di rinnovamento del made in Italy.
In altri termini, le sfide che il made in Italy
dovrà affrontare nei prossimi anni sono nuove, inaspettate e, per certi versi,
profondamente imprevedibili. I mercati stranieri premieranno sempre di più le
nicchie e le specificità, nuovi Paesi emergenti si dovranno affacciare sui
mercati globali con domande e bisogni ancora insoddisfatti, ulteriori
competitor mineranno alla base le offerte di prezzo, promozione, prodotto e
distribuzione dei prodotti italiani. Ne consegue la necessità di attrezzare le
imprese italiane di adeguati strumenti di "battaglia" fin da oggi,
prima che il tempo eroda tutte le residue possibilità in capo ad un'economia
sempre più debole. Il Movimento dei Forconi, la Coldiretti e altri operatori
sembrano averlo capito. E le istituzioni nazionali e internazionali?