Secondo le ultime stime prodotte
da Assolatte, il buon andamento del commercio estero dei formaggi italiani ed europei in Canada subirà un
rapido incremento in seguito all' accordo di libero scambio tra l’Unione Europea
e il Paese.
L’Associazione afferma infatti che grazie all' intesa giungeranno
sulle tavole canadesi più di 18 mila tonnellate in più di formaggi provenienti
dal vecchio Continente, con uno sviluppo
dell’export dell’80% in termini di
quantità.
L’accordo di libero scambio si
candida in tal modo ad essere la principale molla in grado di far saltare di
livello l’export italiano di formaggi nella macro area: basti considerare, proseguono le
statistiche ufficiali, che circa il 20% di tutti i formaggi che vengono
importati dal Canada arrivano dall’Italia. In tutto, oltre 4.400 tonnellate di
prodotti o, in termini assoluti e monetari, 43 milioni di euro.
Alle positive notizie di cui
sopra si aggiunga inoltre come
l’interesse dei consumatori canadesi per i nostri prodotti lattiero – caseari
sarebbe in rapidissima ascesa. Nel solo 2012 – afferma ancora Assolatte –
le quantità esportate sarebbero
cresciute dell’8,8%, mentre nei primi sette mesi di quest’anno le esportazioni
sono nuovamente cresciute del 3,4%. Tra i prodotti di maggiore spessore vi sono
il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano (con 3 mila tonnellate cumulative), in
grado di anticipare – in questa speciale classifica - Pecorino Romano,
Gorgonzola, Mozzarella e Provolone.
Infine, in aggiunta a quanto
sopra, ricordiamo come l’accordo di libero scambio riguardi un elenco di
prodotti Dop che otterranno la giusta protezione anche nel Paese nordamericano:
in maniera più specifica, tra i prodotti tutelabili figurano 11 formaggi italiani (Asiago, Fontina,
Gorgonzola, Grana Padano, Mozzarella di Bufala Campana, Parmigiano Reggiano,
Pecorino Romano, Pecorino Sardo, Pecorino Toscano, Provolone Valpadana,
Taleggio).
Ad ogni modo, avverte infine
Assolatte nelle sue dichiarazioni, tutto ciò non basta per risolvere il
problema della contraffazione dei prodotti italiani, il c.d. “italian sounding”.
I produttori
canadesi potrebbero infatti continuare a usare gli stessi nomi, con la sola
precauzione dell’eliminazione dalle etichette di qualsiasi riferimento
all’Italia ,specificando nel contempo la provenienza canadese e, quindi,
vanificando i contenuti degli accordi di libero scambio.
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