martedì 5 novembre 2013

Produttori di formaggi, cercasi per export canadese

Secondo le ultime stime prodotte da Assolatte, il buon andamento del commercio estero dei formaggi italiani ed europei in Canada subirà un rapido incremento in seguito all' accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e il Paese. 
L’Associazione afferma infatti che grazie all' intesa giungeranno sulle tavole canadesi più di 18 mila tonnellate in più di formaggi provenienti dal vecchio Continente, con uno sviluppo dell’export dell’80% in termini di quantità.
L’accordo di libero scambio si candida in tal modo ad essere la principale molla in grado di far saltare di livello l’export italiano di formaggi nella macro area: basti considerare, proseguono le statistiche ufficiali, che circa il 20% di tutti i formaggi che vengono importati dal Canada arrivano dall’Italia. In tutto, oltre 4.400 tonnellate di prodotti o, in termini assoluti e monetari, 43 milioni di euro.

Alle positive notizie di cui sopra si aggiunga inoltre come l’interesse dei consumatori canadesi per i nostri prodotti lattiero – caseari sarebbe in rapidissima ascesa. Nel solo 2012 – afferma ancora Assolatte – le quantità esportate sarebbero cresciute dell’8,8%, mentre nei primi sette mesi di quest’anno le esportazioni sono nuovamente cresciute del 3,4%. Tra i prodotti di maggiore spessore vi sono il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano (con 3 mila tonnellate cumulative), in grado di anticipare – in questa speciale classifica - Pecorino Romano, Gorgonzola, Mozzarella e Provolone.
Infine, in aggiunta a quanto sopra, ricordiamo come l’accordo di libero scambio riguardi un elenco di prodotti Dop che otterranno la giusta protezione anche nel Paese nordamericano: in maniera più specifica, tra i prodotti tutelabili figurano 11 formaggi italiani (Asiago, Fontina, Gorgonzola, Grana Padano, Mozzarella di Bufala Campana, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Pecorino Sardo, Pecorino Toscano, Provolone Valpadana, Taleggio).


Ad ogni modo, avverte infine Assolatte nelle sue dichiarazioni, tutto ciò non basta per risolvere il problema della contraffazione dei prodotti italiani, il c.d. “italian sounding”. 
I produttori canadesi potrebbero infatti continuare a usare gli stessi nomi, con la sola precauzione dell’eliminazione dalle etichette di qualsiasi riferimento all’Italia ,specificando nel contempo la provenienza canadese e, quindi, vanificando i contenuti degli accordi di libero scambio.

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