giovedì 24 ottobre 2013

Esportare merci: cosa è il certificato d'origine

Il certificato d'origine è un importantissimo documento, necessario in molte operazioni di export (prevalentemente, nei Paesi extracomunitari). Andiamo pertanto alla scoperta delle caratteristiche di questo certificato, e - soprattutto - delle modalità di ottenimento dello stesso.

Cosa è il certificato d'origine

Il certificato d'origine è un documento che serve ad attestare la provenienza e l'origine delle merci, ed è richiesto per alcune macro categorie di esportazioni effettuate in via definitiva e non temporanea. Obbligatorio per le esportazioni effettuate dalle imprese italiane al di fuori dell'area comunitaria, il certificato d'origine non è invee richiesto per la vendita di merce all'interno dei confini dell'Unione Europea, visto e considerato che - in queste fattispecie - risulta essere sufficiente la produzione di una fattura di vendita (eccezion fatta per le ipotesi di esportazione comunitaria di una merce che andrà poi riesportata in aree extra comunitarie, per le quali rimane invece l'obbligo di produrre il già ricordato certificato d'origine).


Come richiedere il certificato d'origine

Per richiedere il certificato d'origine è sufficiente compilare una idonea domanda su appositi formulari che vengono distribuiti dalle Camere di Commercio, e che sono composti dal modulo stesso che costituirà il certificato d'origine (restituito all'impresa in originale), tre copie dell'originale e il modulo di richiesta sottoscritto dall'impresa.
 I formulari vanno inoltrati alla Camera di Commercio nel cui ambito di riferimento territoriale è prodotta la merce, o nel cui contesto ha la sede legale l'impresa, o il richiedente ha fissato il proprio domicilio. Per ottenere il certificato sarà necessario attendere l'accertamento della Camera di Commercio, e la verifica del luogo di fabbricazione e della ragione sociale dell'impresa produttrice / realizzatrice la merce. Nell'ipotesi in cui la merce non sia stata interamente prodotta in Italia, ma sia oggetto di una importazione e di una semilavorazione, sarà inoltre necessario indicare l'operatore che ha effettuato l'ultima trasformazione, e l'indirizzo dello stabilimento o del laboratorio dove è avvenuta la trasformazione stessa.

Infine, ai formulari dovrà essere accompagnata la produzione di una copia della fattura di esportazione, dalla quale si possa univocamente evincere chi è il destinatario finale della merce o il committente (se si tratta di una spedizione per conto terzi, o che prevede una sosta intermedia).
 L'iter di concessione del certificato d'origine è oggi piuttosto rodato, e i tempi di rilascio si sono fortemente accorciati. La possibilità di domandare l'ottenimento del certificato direttamente attraverso i sistemi digitali ha rappresentato un ulteriore valore aggiunto nella celere diffusione di questo strumento.
Per quanto ovvio, gli uffici della Camera di Commercio sono a disposizione della clientela iscritta al Registro per il disbrigo delle pratiche di rilascio del certificato, e per l'ottenimento di notizie aggiuntive circa gli iter da rispettare per l'ottenimento del documento. In alternativa, è possibile ricorrere al proficuo supporto di una società specializzata nei servizi per l'internazionalizzazione, o attraverso la professionalità di un Export Manager che guiderà l'impresa attraverso il metodo più rapido per il conseguimento del certificato e per l'intera gestione dell'iter di esportazione delle merci nel Paese di destinazione.


martedì 22 ottobre 2013

Esportare in Israele: ecco i documenti necessari

Quello tra l'Italia e Israele è un rapporto storicamente molto favorevole, e fortemente sperimentato. Per le aziende italiane, il mercato israeliano costituisce un interessante approdo, e l'attuale partenariato che sussiste tra le due nazioni supporta la realizzazione di legami commerciali e di investimento particolarmente convincenti. Ma quali sono i documenti che è necessario predisporre per effettuare una spedizione di merci verso Israele?
Complessivamente, i documenti necessari per l'esportazione di prodotti in Israele non rappresentano particolari specificità rispetto a quanto si possa verificare per il resto del mondo mediterraneo. È pertanto opportuno predisporre una dichiarazione in dogana, i tre esemplari di fattura commerciale, ed eventuali altri documenti certificativi dello stato di salute delle merci.

Cautela deve essere applicata in caso di esportazionedi merci appartenenti agli alimentari, ai farmaceutici, ai cosmetici o ai prodotti curativi: per tali prodotti occorre infatti produrre il certificato casher, rilasciato dalla comunità ebraica o dall'agenzia competente presente in Italia. In particolare, per i cosmetici potrà essere altresì richiesto il certificato o attestato di vendita libera rilasciato dal Ministero della Sanità (certificato) o dalle Camere di commercio (attestato). Frutta, sementi, legumi e altri vegetali richiedono il certificato fitosanitario, mentre le carni pretendono altresì il certificato sanitario e un potenziale certificato di provenienza (per alcune tipologie di carni).


Più semplici possono essere le procedure per la spedizione di campioni di merce. È infatti possibile esportare temporaneamente campioni e merce per la presentazione in fiere, esposizioni e altre manifestazioni commerciali, richiedendo i benefit del carnet ATA. Le procedure ATA possono essere fruite anche per le merci in transito, per gli invii postali, per i materiali scientifici e per gli imballaggi. Altre procedure semplificate possono essere fruite nell'ipotesi di invio di materiale sportivo per competizioni, e di copie positive di pellicole che risultano essere destinate a essere presentate a eventuali acquirenti di diritti di distribuzione.

venerdì 18 ottobre 2013

Export edilizia verso i mercati orientali

Le imprese italiane operanti nella realizzazione di soluzioni per l'edilizia hanno da tempo capito che dalla Russia alla Cina, passando per le nuove "tigri" asiatiche, la domanda estera di soluzioni ad hoc, rivestimenti, design, sistemi per l'urbanizzazione e la realizzazione di immobili è sempre più dinamica e - soprattutto - in grado di controbilanciare una domanda locale debole e snaturata dall'assenza di progetti e di fondi. Gli approdi più sicuri e allettanti sono anche quelli più lontani.

Intervenuto alla recente edizione di Made Expo, fiera del settore, il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha ricordato come il comparto negli Stati Uniti cresca già a due cifre perchè sono ripartiti edilizia e automotive. Di contro, in un Paese come l'Italia, dove la diminuzione dei consumi è determinata in buona parte proprio dal calo dell'edilizia, le imprese non possono che cercare fortuna proprio dal business oltre confine.
Non è un caso, precisava ancora Squinzi nella conclusione del suo intervento, che lo scorso anno il fatturato estero sia cresciuto dell'11,4%, e che le nuove commesse abbiano raggiunto quota 12 miliardi di euro, compensando così la crisi del settore in Italia (- 4,2 per cento).

Simile approccio interpretativo anche per Roberto Snaidero, presidente di Federlegno, che ricorda come nel corso del primo semestre 2013 il macrosettore edilizia - legno arredo abbia esportato per 821 milioni di euro, con un incremento di 2 punti percentuali in termini di valore.

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mercoledì 16 ottobre 2013

Distretti Emilia Romagna



Secondo quanto afferma una osservazione curata dal servizio studi e ricerche di Intesa Sanpaolo per Carisbo, Cariromagna e Banca Monte Parma, i distretti tradizionali dell'Emilia Romagna starebbero continuando a cavalcare il successo del proprio commercio estero, con esportazioni in sviluppo tendenziale di 3 punti percentuali.

Tra i distretti in maggior rilievo si evidenzia principalmente la prestazione del distretto delle piastrelle di Sassuolo, confermatosi al primo posto nella regione per valori esportati (2,4 miliardi di euro nell'intero 2012) e in grado di concludere il secondo trimestre dell'anno con una crescita del 7,1 per cento, spinta dall'assorbimento commerciale sperimentato negli Stati Uniti e in Francia (a loro volta confermatosi quali principali partner commerciali dell'area).

Tra gli altri distretti in grande spolvero anche quello delle macchine per l'imballaggio di Bologna, con un incremento del 3,6 per cento delle esportazioni: all'interno di tale macrodato spicca la brillante prestazione osservata nei mercati orientali e, prevalentemente, in Cina e ad Hong Kong.

Per quanto concerne gli ulteriori distretti, molto bene le realtà appartenenti al settore agro alimentare, con incrementi dell'export in doppia cifra per il comparto dei salumi del modenese, del lattiero - caseario di Parma, dei salumi di Reggio Emilia. Incrementi tra il 5% e il 9% per quanto invece concerne i comparti alimentari e dei salumi a Parma.


Tralasciando l'area alimentare e approdando a quella dell'abbigliamento, segnaliamo la straordinaria performance delle calzature di Fusignano Bagnacavallo, il cui distretto ha chiuso il periodo in incremento del 70,9 per cento. Ottimo anche l'andamento del distretto delle calzature di San Mauro Pascoli (+ 20,8 per cento) e quello della maglieria di Carpi (+ 9,6 per cento). Infine, risultati positivi per il distretto delle macchine agricole di Modena e Reggio Emilia (+ 2 per cento) e quello delle macchine per il legno di Rimini (+ 4,9 per cento).

martedì 15 ottobre 2013

Senza commercio estero non ci si espande






Il Corriere di Como ha recentemente riportato un'interessante testimonianza sulla tragica crisi dei consumi e della domanda interna, e sulla necessità di appoggiarsi al commercio estero quale unica scialuppa di salvataggio in un contesto nazionale e internazionale sempre più deteriorato.

In particolare, il quotidiano comasco ha riprotato le dichiarazioni di Andrea Luraschi, responsabile dell'export di un'azienda di famiglia, secondo cui "se un'impresa tessile pensa oggi di poter resistere puntando solamente sul mercato nazionale è già morta".

Dichiarazioni di sicuro impatto, quelle di Luraschi, che tuttavia ci sentiamo di supportare. Il mercato italiano ha d'altronde toccato picchi di profondissima gravità, e sul breve termine non sembrano esservi alcune possibilità di ripresa. A ciò si aggiunga che il mercato del tessile (e non solo quello) ha subito una radicale trasformazione nel corso degli ultimi lustri, inducendo così le aziende ad aprirsi a nuove mentalità e nuovi approcci strategici, partendo altresì da una radicale discussione delle formule di organizzazione interna.

Un contesto difficile, che tuttavia può essere alleggerito proprio dal commercio internazionale. "Per le aziende del tessile - abbigliamento" - ha spiegato ancora Andrea Luraschi - "l'estero è stata una vera e propria ancora di salvezza". Ne consegue che - ed è questo il caso della sua azienda di famiglia - il peso del fatturato da esportazione è salito rapidamente nel corso degli ultimi anni, fino a diventare la quota maggioritaria.

Tutto bene, quindi? Non proprio, perchè ritagliarsi il giusto e meritato spazio sui mercati internazionali non è sempre facile, salvo ricorrere a validi servizi per l'internazionalizzazione. "Oggi è molto difficile andare all'estero" - spiega ancora Luraschi sul Corriere di Como - "i mercati sono già presidiati da molte aziende (e, aggiungiamo noi, non sempre in condizioni di concorrenza leale, ndr). Non si può pensare di prendere al valigia e partire per trovare nuovi clienti. Bisogna allora riuscire a individuare ottimi agenti, rappresentanti e grossisti sui mercati giusti".

venerdì 11 ottobre 2013

Esportare salumi italiani negli Usa: i numeri del successo


I salumi italiani sono sempre più apprezzati all'interno del mercato statunitense. 

Ne è una conferma il fatto che dall'accordo di libero scambio del 28 maggio 2013, l'export italiano di salumi a breve stagionatura verso gli Usa ha toccato delle cifre difficilmente immaginabili.
 Per quanto ad esempio concerne il solo mese di giugno (ovvero, il primo periodo utile dopo l'accordo in questione), l'export di salumi è cresciuto del 19,8% in termini di volumi e del 25,9% in termini di volume, con 507 tonnellate di prodotto e 6,1 milioni di euro di controvalore.

A diramare e confermare i dati che precedono è stato, negli ultimi giorni, il rapporto mensile sull'andamento economico del settore suinicolo curato dal Crefis di Mantova, con il direttore, Gabriele Canali, che sottolinea come in questi ultimi mesi si sia potuto assistere "a una evoluzione positiva delle quotazioni dei suini sia per il consistente calo dei prezzi delle materie prime, sia per effetto dell’apprezzamento del suino pesante. Dopo un inizio anno partito tra molte difficoltà, da giugno in avanti i prezzi hanno premiato e, cosa mai avvenuta, in alcune sedute al mercato di Mantova si è arrivati addirittura a 1,80euro/kg, cifre mai raggiunte. Tra i fattori che hanno determinato questa situazione una menzione merita anche la riduzione dell’offerta che ha investito non solo il mercato interno, ma anche quello europeo e internazionale e questo favorisce l’innalzamento dei prezzi".


Per quanto attiene i prezzi dei suini da macello, a settembre è stato registrato un incremento del 4,2% rispetto ad agosto, con una media di 1,757 euro per chilo. Di questo e tanto altro si parlerà alla prossima edizione di Italpig, la rassegna suinicola in programma a CremonaFiere (Cremona) dal 24 al 27 ottobre 2013. Tra i distretti industriali vorremo segnalare quello di Modena per gli insaccati.

giovedì 10 ottobre 2013

Export formaggio: boom di commercio verso l'extra UE


Secondo quanto affermato dall'Eurostat, l'Unione Europea avrebbe aumentato le proprie esportazioni di formaggi nel corso degli ultimi 10 anni del 54 per cento, a quota 270 mila tonnellate.

A spingere al rialzo l'export di formaggio è stato soprattutto il grande contributo svolto dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, che sono riusciti a raddoppiare il volume del prodotto venduto al di fuori dei confini europei. Di contro, deludono le prestazioni del Pecorino e del Fiore Sardo, con vendite in calo del 43 per cento a 10 mila tonnellate. Complessivamente, molto buoni sono stati i riscontri sui fermaggi freschi, che nel corso degli ultimi 10 anni hanno conquistato gradualmente le proprie posizioni di mercato, con esportazioni più che raddoppiate.

Dal report condotto dall'istituto statistico europeo emerge altresì che ai primi posti per quantitativi esportati non vi sarebbero solamente formaggi italiani, quanto anche il Cheddar inglese, il Gouda olandese e il tedesco Tilsit (con le varie derivazioni, prodotte anche in Paesi diversi rispetto a quelli di origine).

Secondo le previsioni rilasciate recentemente dalla Commissione europea, nel corso del 2013 le esportazioni di formaggio dovrebbero crescere, pur su proporzioni inferiori a quanto sviluppato nel 2012, quando il commercio estero del settore crebbe del 14%.

A trainare l'export del formaggio, oltre al costante apprezzamento dei prodotti italiani ed europei nel resto del mondo, anche la specifica iniziativa globale di promozione, e più accentuati servizi per l'internazionalizzazione nei mercati maturi ed emergenti. Un trend che secondo la Commissione europea dovrebbe proseguire, con conferma della tendenza osservata nell'ultimo decennio.



Le occasioni di business internazionale secondo EGO Internationalper le imprese italiane non dovrebbero pertanto mancare. Una buona analisi dei mercati di destinazione, con scelta di quelli più appetibili, e l'individuazione dei migliori canali di distribuzione e di promozione, costituiranno certamente i principali valori aggiunti delle strategie di internazionalizzazione degli operatori locali.

mercoledì 9 ottobre 2013

Commercio estero necessario per la crescita: l'importanza degli export manager

Il commercio estero è sempre più importante per la sopravvivenza e la crescita delle imprese italiane. Tuttavia, a fronte di questa significativa consapevolezza, emerge altresì una evidente carenza di export manager, professionisti qualificati che possano "dirigere" le aziende sui mercati internazionali, conducendo i prodotti dell'impresa verso gli approdi più convenienti, con i canali di distribuzione più opportuni.
Secondo quanto rivelava pochi giorni fa il quotidiano La Repubblica citando il Rapporto 2013 dell'Istat sulla competitività delle imprese italiane, il profilo di un valido export manager sarebbe pressochè quasi impossibile da scovare all'interno del mercato italiano, mentre il 20% delle imprese non riesce a esportare a causa delle limitate capacità dei propri manager. 
 Ma cosa fa l'export manager, e perchè è importante affidarsi a questi specialisti? Stando a quanto sottolineava Fulvio Orselli, project manager, sulle pagine dello stesso quotidiano, il ruolo prevede "il compito di inaugurare nuovi sbocchi commerciali all'azienda al di fuori dei confini nazionali". Per far ciò, è necessario "conoscere il mercato, i competitor e i potenziali clienti in giro per il mondo". E, considerando che l'export e le nicchie costituiscono oggi le uniche ancore di salvezza dalla crisi del mercato nazionale, Orselli ricorda come "in molti casi un export manager può diventare più importante dei dirigenti funzionali. La domanda interna continua a contrarsi e la fetta di mercato si fa sempre più piccola. Andare all'estero diventa quindi una priorità". 
Come se non bastasse quanto sopra per convincere una piccola o media impresa a tentare con successo la carta dell'internazionalizzazione, sia sufficiente consultare alcuni dei dati formulati da Euler Hermes, gruppo controllato da Allianz e specializzato nell'assicurazione delle imprese che affrontano la strada dei mercati internazionali e, in particolare, la riflessione secondo cui nel 2014, a fronte di un Pil italiano in aumento dello 0,4%, l'export tricolore dovrebbe aumentare del 3,7%.

Per le imprese di più piccole dimensioni, o quelle che non riescono ad attrezzarsi autonomamente con un ufficio di export managing, la strada consigliabile è quella di ricorrere a uno studio di consulenza per l'internazionalizzazione e l'esportazione, che possa agire da utile supporto esterno dei desideri di sviluppo dell'azienda.

martedì 8 ottobre 2013

L'export del vino italiano in crescita

L'export del vino italiano in crescita



Vino eccellenza italiana
Il vino si conferma uno dei prodotti italiani più richiesti all'estero.
A ribadire ciò, sia sufficiente osservare gli ultimi dati diffusi dall'Ovse, l'Osservatorio economico itlaiano dei vini, secondo cui l'export dei vini made in Italy al 30 settembre 2013 avrebbe fatto segnare un incremento dell'8,1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2012, trascinate al rialzo dagli spumanti.





In particolare, afferma l'Ovse, nei primi nove mesi dell'anno le bollicine italiane si sarebbero contraddistinte per un incremento dell'export del 14 per cento in termini di volume e del 16,4 per cento in termini di fatturato, andando a segnare un record di settore che ha permesso all'export complessivo del vino di scavalcare la soglia dell'8 per cento di incremento su base annua.
Per quanto attiene i mercati di destinazione, l'Ovse afferma come l'Europa (e soprattutto Gran Bretagna, Austria e Germania), abbiano trascinato i consumi di spumanti italiani in aumento del 7,7 per cento, invertendo la rotta dopo un periodo di stabilità. Per quanto concerne le aree extra europee, molto positiva la prestazione di Russia, Canada e Stati Uniti, in grado di assorbire il 16,8 per cento in più di bevande italiane.
In maniera ancora più specifica, l'Ovse ricorda come il mercato nordamericano sia oggi quello più favorevole grazie al rimbalzo delle importazioni di prodotti insaccati (prevalentemente salumi) e formaggi. Dall'Asti al Brachetto d'Acqui, passando per il Prosecco (che da solo rappresenta il 66% dei volumi esportati), i prodotti del made in Italy del comparto sembrano conoscere una nuova primavera commerciale.
Se il trend assunto nei primi nove mesi del 2013 dovesse proseguire anche nella parte finale dell'esercizio solare, l'Ovse stima che nell'intero anno saranno consumate nel mondo più di 290 milioni di bottiglie italiane, con un controvalore che sfiora i 3 miliardi di euro. L'obiettivo, non più ambizioso, è quello di sfondare il muro delle 300 milioni di bottiglie per il successivo 2014.


Export alimentare: nuova ripresa per il made in Italy della tavola



Italia Mappa WineFood
Secondo quanto afferma Confagricoltura, analizzando i dati diffusi pochi giorni fa dall'Istat in relazione al commercio estero, le esportazioni dell'agricoltura sarebbero cresciute del 10%, mentre il made in Italy nel suo complesso sarebbe avanzato di 3 punti percentuali nel corso del mese di luglio (rispetto allo stesso mese dell'anno precedente).

Ancora, sottolinea Confagricoltura, nei primi sette mesi dell'anno le esportazioni agroalimentari sarebbero cresciute del 6,93% (con punte del 7,1% nel settore agricolo), con una prestazione ben superiore alla media dell'incremento dell'export italiano intersettoriale.

Sempre secondo quanto affermato da Confagricoltura, il settore agroalimentare sarebbe un vero e proprio "apripista" all'export complessivo, con le imprese agricole che proprio in queste settimane stanno aumentando il ritmo di integrazione e di internazionalizzazione, al fine di compensare la ben nota flessione del mercato nazionale. Nonostante gli sforzi compiuti in autonomia dalle imprese locali, conclude l'analisi di Confagricoltura, servono adeguate politiche di accompagnamento e di coordinamento.

Per quanto concerne infine un'analisi più prettamente statistica, nei primi sette mesi dell'anno l'export dei prodotti dell'agricoltura, della silvicoltura e della pesca sarebbe ammontato a quota 3.499 milioni di euro, in rialzo del 7,04% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Lievemente inferiore è la prestazione da parte dell'export dei prodotti alimentari, bevande e tabacco, pari a 15.675 milioni di euro, in incremento del 6,90% su base annua.

Lo sviluppo dell'export dei prodotti agroalimentari dovrebbe proseguire anche nel corso dei prossimi trimestri, confermando il rinnovato appeal dei prodotti alimentari made in Italy sulle tavole imbandite di tutto il mondo. 

Per scoprire quali sono le opportunità commerciali riservate alle imprese italiane del settore, contattate il nostro staff a marketing@egointernational.it o telefonado allo 0541-794011